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Il ritorno della modernità con “Kandinsky, Picasso, Mirò”

Lucerna si conferma città dei musei di respiro internazionale – dove storia, arte e lago si fondono in un’unica esperienza
Foto di CR
Un grande ritorno
Il ritorno della modernità con “Kandinsky, Picasso, Mirò”

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Lucerna si conferma città dei musei di respiro internazionale – dove storia, arte e lago si fondono in un’unica esperienza

LUCERNA - Fino al 2 novembre 2025, il Kunstmuseum Luzern presenta una mostra che scrive la storia in più di un senso: «Kandinsky, Picasso, Miró … di nuovo a Lucerna» non è una semplice esposizione di maestri moderni, ma il consapevole ritorno di una mostra leggendaria del 1935 – un omaggio a un momento in cui l’arte era in trasformazione e Lucerna divenne per un istante il cuore dell’avanguardia europea.

«Non volevamo semplicemente ripetere la mostra storica, ma reinterpretarla», spiega Hannah Winters, collaboratrice della comunicazione del Kunstmuseum Luzern. «Il progetto è al tempo stesso una ricostruzione e un commento – un dialogo fra passato e presente».

Nel 1935 Lucerna ospitò una mostra dal titolo programmatico “Tesi, Antitesi, Sintesi”. In un’epoca in cui la modernità era altrove bollata come “degenerata”, il museo ebbe il coraggio di esporre opere di Kandinsky, Miró e Picasso – un gesto audace nel clima politico del tempo.

Novant’anni dopo, il Kunstmuseum riparte da quell’evento per proporne una nuova lettura. L’attuale esposizione riunisce opere della stessa generazione di artisti, arricchite da prospettive che riflettono lo spirito di un’epoca inquieta. L’obiettivo non è la mera ricostruzione, ma la contestualizzazione: perché proprio Lucerna, lontana dalle grandi metropoli, divenne teatro di un simile evento? Winters lo riassume così: «Non mostriamo solo quadri, mostriamo atteggiamenti. Questa mostra racconta come gli artisti reagirono a un mondo che si stava reinventando».

I nomi in mostra leggono come un dizionario della modernità: Wassily Kandinsky, Pablo Picasso, Joan Miró, Georges Braque, Alexander Calder, Alberto Giacometti. Tutti rappresentano la ricerca di nuove forme espressive e di una libertà oltre la tradizione.

«Questi artisti furono pionieri, capaci di rompere con la pittura accademica e di introdurre nuovi modi di pensare», afferma la mia interlocutrice. «Le loro opere raccontano una lotta – per il colore, per la linea, per un’altra visione del mondo.»

Un dettaglio curioso riguarda il mercato dell’arte dell’epoca: nel 1935, a Lucerna furono vendute solo tre opere – una di Wolfgang Paalen e una di Jean Hélion, entrambe per 400 franchi, e una di Juan Gris per 350 franchi. «Prezzi che oggi ci sembrano quasi incredibili», osserva Winters sorridendo. Poiché queste opere si trovano oggi in collezioni private o sono difficilmente accessibili, non è stato possibile esporle. In mostra compaiono quindi opere alternative, simili per stile e tema, mentre nel catalogo sono documentati gli originali. Un gesto di rispetto verso la mostra del 1935 e segno di un lavoro di ricerca meticoloso.

Un’unica artista è posta al centro dell’esposizione: Sophie Taeuber-Arp. Svizzera, danzatrice, designer e artista visiva, è oggi considerata una delle figure chiave dell’arte concreta. Le sue composizioni geometriche e i lavori tessili uniscono rigore e ritmo, struttura e movimento.

«Taeuber-Arp fu un’eccezione in un ambiente dominato dagli uomini», sottolinea Winters. «Le sue opere dimostrano che l’avanguardia non era solo maschile: rappresentano un ponte tra arte e vita quotidiana, tra artigianato e visione.»

La mostra richiama un’epoca in cui l’arte era più di una questione estetica: era un atto di resistenza e speranza. Negli anni Trenta, con l’Europa sull’orlo del baratro, Lucerna divenne un porto sicuro per la libertà creativa. «Lucerna fu allora un rifugio per l’arte che non si conformava», dice la mia guida. «Organizzare una mostra così progressista nel 1935 fu, implicitamente, una presa di posizione politica». Le opere lo raccontano bene: Miró oscilla fra sogno e protesta, Kandinsky esplode in forme e colori, Giacometti cerca l’essenza dell’essere umano. L’arte reagisce ai tempi difficili non con il silenzio, ma con l’energia.

Che proprio Lucerna fosse teatro di tutto questo non sorprende. Situata nel cuore della Svizzera, la città è da sempre un crocevia culturale e geografico. «Lucerna è movimento», spiega Hannah. «Nel 1935 come oggi, qui si incontrano le rotte del nord e del sud, la tradizione e la modernità, la montagna e il mondo». Oggi il Kunstmuseum si trova nel KKL Luzern, affacciato sul lago e accanto alla stazione. L’arte dialoga con il paesaggio e la città – come allora, in un equilibrio tra storia e contemporaneità.

Con questa mostra, Lucerna conferma la sua vocazione di città dei musei: una destinazione dove l’arte moderna, la storia e la natura si intrecciano. Dal Kunstmuseum al Bourbaki Panorama, dal Rosengart Museum al Museo Wagner, la città offre un panorama culturale raro per intensità e armonia. Passeggiando tra le sale luminose del Kunstmuseum, si percepisce che qui l’arte non è mai ferma – si muove, cresce, dialoga.

Esco dal museo con la sensazione di aver partecipato a una conversazione viva tra passato e presente. Lucerna resta, oggi come ieri, una città dell’arte. E una cosa è certa: tornerò presto.

Testo a cura di Claudio Rossetti


Questo articolo è stato realizzato da Progetti Rossetti, non fa parte del contenuto redazionale.
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