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SVIZZERA

«No alla diffusione controllata per raggiungere l'immunità di gregge»

È il parere Task Force. L'approccio è poco sicuro e causerebbe costi enormi per l'economia
«No alla diffusione controllata per raggiungere l'immunità di gregge»
Keystone
Fonte ats
«No alla diffusione controllata per raggiungere l'immunità di gregge»
È il parere Task Force. L'approccio è poco sicuro e causerebbe costi enormi per l'economia
BERNA - La Swiss National Covid-19 Science Task Force della Confederazione è contraria a una diffusione controllata su larga scala del nuovo coronavirus per raggiungere l'immunità di gregge, come proposto da alcuni virologi. In un rapp...

BERNA - La Swiss National Covid-19 Science Task Force della Confederazione è contraria a una diffusione controllata su larga scala del nuovo coronavirus per raggiungere l'immunità di gregge, come proposto da alcuni virologi.

In un rapporto disponibile online, gli esperti rilevano che questo approccio ha fondamenta poco sicure e causerebbe costi enormi per l'economia, per la società e per il sistema sanitario.

La task force mette inoltre in guardia sui rischi per la salute. Sarebbe molto difficile proteggere i gruppi di persone a rischio, rileva, dato che il virus si diffonde prima di mostrare i sintomi. «Il numero dei morti aumenterebbe drasticamente se non si riuscisse a tenere sotto controllo l'epidemia» e il sistema sanitario crollerebbe.

Per evitare che ciò avvenga, la task force sostiene che non più di mille pazienti possono trovarsi contemporaneamente in terapia intensiva. Inoltre ci vorrebbe almeno un anno per infettare solo la metà della popolazione, si legge ancora nel rapporto.

Con l'attuale approccio, che mira a mantenere il numero di infezioni il più basso possibile, sono minori le conseguenze per l'economia, secondo gli esperti della Confederazione. A loro avviso questo approccio deve essere portato avanti «fino a quando non sarà disponibile un vaccino».

La strategia di contagio è stata analizzata, tra gli altri, dal capo della Task Force Martin Ackermann, dall'epidemiologo Marcel Tanner e dal professore del Politecnico federale di Zurigo Sebastian Bonhoeffer.

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