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BELLINZONESE

Trovata morta nella vasca: «Non può essere suicidio»

I genitori di Laura, 40enne deceduta nel canton Nidvaldo due anni fa, non si danno pace. La sofferenza attorno a un caso forse archiviato troppo in fretta. I retroscena.
Polizia cantonale Nidvaldo.
Trovata morta nella vasca: «Non può essere suicidio»
I genitori di Laura, 40enne deceduta nel canton Nidvaldo due anni fa, non si danno pace. La sofferenza attorno a un caso forse archiviato troppo in fretta. I retroscena.

BELLINZONESE - L'hanno ritrovata nel pomeriggio di sabato 29 luglio 2023, nella sua casa nel canton Nidvaldo. Giaceva morta nella vasca da bagno e attorno al collo aveva una cinghia. Per gli inquirenti la 40enne Laura D. si è suicidata. E l'inchiesta è stata archiviata in pochi mesi.

Il criminologo privato – A oltre due anni di distanza la madre Giusi, che vive con il marito nel Bellinzonese, rompe il silenzio: «Mia figlia non si è tolta la vita. Abbiamo assunto un criminologo privato che ha rilevato diversi dettagli incompatibili con l'ipotesi del suicidio». Criminologo che tio.ch ha sentito telefonicamente per avere le necessarie conferme.

«Amava le sue bimbe» – Ma chi era Laura? Mamma Giusi la dipinge come una donna solare, sposata e madre di due bambine. Di mestiere faceva l'impiegata d'ufficio per una nota assicurazione. «Da qualche tempo il suo matrimonio era in crisi. Lei voleva troncare la relazione. Ma non avrebbe mai pensato al suicidio. Amava troppo le sue figlie».

Quel silenzio assordante – Stando al referto degli esperti il decesso di Laura risale a venerdì 28 luglio tra le ore 22 e le 24. Quel giorno suo marito e le bimbe sono partiti alla volta dell'Italia per le vacanze estive. «Mia figlia aveva deciso di non andarci, vista la situazione famigliare. Al sabato mattina eravamo d'accordo di sentirci anche solo per sapere se le bimbe erano arrivate a destinazione. Il silenzio per me si è fatto assordante di ora in ora. A un certo punto mi sono detta che non poteva essere ancora a dormire».

La telefonata – E così il padre di Laura nel primo pomeriggio di sabato chiama il marito della figlia al telefono. «Lui ha subito avuto una reazione forte. Ha detto che avrebbe chiamato la polizia. Io e mio marito all'epoca abitavamo a mezz'ora di auto dalla casa in cui viveva nostra figlia. Quando siamo arrivati c'erano già gli agenti. Lì per noi è iniziato un incubo».

Un dolore troppo grande – Giusi è una donna semplice. Con il marito ha vissuto a lungo nella Svizzera interna. «Siamo in Ticino solo da 11 mesi. Non ce la facevamo più a stare là. Il dolore per quanto successo era troppo grande. L'inchiesta è stata chiusa in fretta. Laura è stata cremata pochi giorni dopo la sua morte. Il 12 agosto 2023 c'è stato il funerale. Senza che sul suo corpo fosse stata fatta un'autopsia. La cremazione non è avvenuta su nostra volontà. Fosse stata inumata, oggi il suo corpo potrebbe ancora dirci tante cose».

«Tecnicamente impossibile» – La prima sensazione potrebbe essere quella di avere di fronte una madre che non ha accettato il suicidio della figlia. Poi però emergono i dettagli raccolti dal criminologo. «Dopo avere visionato ripetutamente le immagini legate al ritrovamento di Laura – riprende la signora Giusi –, è giunto alla conclusione che un suicidio in quelle precise circostanze era tecnicamente impossibile. Ce l'ha detto chiaramente: una persona non riesce, neanche volendo, a suicidarsi in quel modo. Abbiamo cercato di farci valere con le autorità, ma nessuno finora ci ha mai ascoltati».

«Le indagini vanno riaperte» – Nonostante il referto indichi come data di morte venerdì 28 luglio, sulla lapide di Laura c'è la scritta "29 luglio". Un'anomalia che Giusi fatica a spiegare. «Noi non vogliamo accusare nessuno. L'unica cosa che non accettiamo è che una morte del genere sia archiviata come suicidio. Le indagini vanno riaperte».

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