Bambini di Gaza: otto Cantoni dicono no. E la politica si spacca


La Confederazione vuole evacuare 20 bambini gravemente feriti e i loro familiari da Gaza per curarli in Svizzera. Le domande e risposte più importanti
La Confederazione vuole evacuare 20 bambini gravemente feriti e i loro familiari da Gaza per curarli in Svizzera. Le domande e risposte più importanti
BERNA - La Confederazione intende evacuare 20 bambini gravemente feriti e circa 80 loro familiari da Gaza e farli curare negli ospedali svizzeri. Un gesto umanitario, apparentemente innocuo, che sta creando una profonda spaccatura nelle istituzioni e nella politica. I colleghi di 20 Minuten hanno analizzato la situazione: tra chi apre all'accoglienza e chi no, così come le posizioni politiche. Ecco una serie di domande, con relative risposte.
Come stanno reagendo i Cantoni?
I Cantoni reagiscono in modo diviso: alcuni mostrano disponibilità, altri rifiutano la partecipazione con motivazioni anche esplicite. Basilea-Città, Ticino, Giura, Neuchâtel, Ginevra e Vallese hanno dato l'assenso all'accoglienza. Argovia, Berna, Turgovia, Zugo, Glarona, Soletta, Uri e Svitto hanno rifiutato.
Cosa dicono i favorevoli?Basilea-Città intende accogliere quattro bambini insieme ai loro familiari. Neuchâtel vuole curare due bambini, se la capacità e le condizioni cliniche lo permetteranno. Il Vallese, secondo Rhone.fm, è pronto ad accogliere due bambini. Il Ticino, secondo il governo cantonale, vuole ospitare «alcuni minorenni».
Quali sono le motivazioni di chi dice no?
Tra chi ha detto di no, il direttore della sanità dell'Argovia Jean-Pierre Gallati (UDC) cita la difficile situazione dell'asilo, il rischio di sovraccarico del sistema sanitario e la preoccupazione per possibili legami degli evacuati da Gaza con Hamas. Il Canton Berna rifiuta, citando il finanziamento incerto e il numero troppo elevato di accompagnatori. Inoltre, secondo loro, il sistema d'asilo dovrebbe concentrarsi sulle procedure regolate dalla legge. Turgovia, Zugo, Glarona, Soletta, Uri e Svitto indicano la mancanza di infrastrutture o di ospedali pediatrici come ragione. Gli altri Cantoni, tra cui anche Zurigo, stanno ancora valutando se i loro ospedali abbiano le capacità necessarie. La direzione della sanità, guidata dalla democentrista Natalie Rickli (UDC), ha inizialmente respinto una richiesta informale.Quando arriveranno i bambini – e quanti sono?
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), attualmente sono tra 10'000 e 12'500 i pazienti nella lista di evacuazione, tra cui diverse migliaia di bambini. Fino ad aprile 2025 sono già state evacuate 7'200 persone, di cui quasi 5mila bambini, dalla Striscia di Gaza. Per la Svizzera sono previsti circa 20 bambini. La data di arrivo non è ancora nota.
Quali ferite hanno i bambini?L’OMS descrive la situazione dei bambini come drammatica: molti hanno ferite al volto e agli occhi che porteranno a deturpazioni permanenti. Spesso si aggiungono amputazioni, gravi ustioni o lesioni cerebrali. Molti bambini avranno bisogno di riabilitazione medica e psicologica a lungo termine.
Come si garantisce che nessun membro di Hamas entri?Secondo l’OMS, i nomi dei pazienti e di ciascun accompagnatore vengono trasmessi alle autorità israeliane o egiziane per il nulla osta di sicurezza. Solo dopo possono lasciare la zona. I bambini sotto i 18 anni non possono lasciare la regione senza accompagnatore, ma anche questi ultimi devono essere ufficialmente approvati.
Come avviene l’evacuazione e chi ne è responsabile?L’OMS coordina l’evacuazione medica insieme alle autorità palestinesi e israeliane. Secondo l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) nella preparazione sono coinvolti l’OMS, la Rega e «Medici senza frontiere» (MSF). L'ONG dichiara che i propri team sono pronti a fornire ad Amman supporto medico, psicologico e logistico. «Garantiamo che i bambini e i loro accompagnatori siano assistiti e seguiti umanitariamente durante il viaggio», afferma Trish Newport, responsabile degli aiuti d’emergenza di MSF a Ginevra.
Chi paga le cure?Secondo l’UFSP, chi entra esclusivamente per motivi medici non è automaticamente incluso nell’assicurazione sanitaria obbligatoria. I costi devono quindi essere coperti dal Cantone o dall’ospedale che accoglie. Neuchâtel ha già promesso che, in caso di dubbio, interverrà in modo sussidiario.
Per quanto tempo rimarranno i bambini?L’OMS spiega che la durata del soggiorno dipende dalla gravità delle ferite. In molti casi non si tratta solo di cure acute, ma anche di una lunga riabilitazione e assistenza psicologica. L’obiettivo è una guarigione il più possibile completa. La Segreteria di Stato della migrazione (SEM) aggiunge che, una volta arrivati in Svizzera, i bambini e i loro familiari dovranno seguire la normale procedura di asilo. Qualora ottenessero l’asilo o l’ammissione provvisoria, beneficerebbero delle misure di integrazione della Confederazione e dei Cantoni. Non ci sarebbe quindi alcun incentivo a nascondersi. «Parliamo qui di un’azione umanitaria – quindi di bambini gravemente feriti, dei loro fratelli o sorelle e, se del caso, dei genitori», afferma il portavoce Daniel Bach. «Si tratta di offrire ai bambini una prospettiva di vita senza gravi limitazioni».
Come si sta esprimendo la politica nazionale?
Per il consigliere nazionale socialista Fabian Molina il rifiuto di alcuni cantoni è una vergogna e semplicemente senza cuore. La vita a Gaza è diventata impossibile: «Parliamo di 20 bambini mutilati dalla guerra, che stanno diventando ciechi o che non possono più camminare». Il fatto che la Confederazione li accolga richiede uno sforzo minimo. Chi si oppone, mette a rischio la tradizione umanitaria della Svizzera, sottolinea. Anche il fatto che i bambini non vengano mandati da soli, ma con la famiglia, è per lui logico – e ritiene ingiustificate le preoccupazioni per la sicurezza. «I civili non sono combattenti di Hamas. Negare l'aiuto perché si considera tutte le persone di Gaza come potenziali terroristi è una pessima scusa», critica Molina.
La sicurezza nazionale è a rischio?
Anche la consigliera nazionale dei Verdi Sibel Arslan è chiaramente favorevole all'accoglienza dei bambini feriti di Gaza – soprattutto perché la tradizione umanitaria svizzera è molto importante. Che l'accoglienza possa costituire un rischio per la sicurezza, per la Verde «non c'è nulla di più assurdo» ed è semplicemente «allarmismo». Arslan non riesce per niente a comprendere come alcuni Cantoni abbiano già espresso il loro rifiuto: «Trovo grave che i governi cantonali, con la loro posizione politica, non rispettino la nostra tradizione umanitaria e si rifiutino di aiutare bambini feriti».
Quali sono le ragioni dei contrari?
Roland Rino Büchel guarda con scetticismo al progetto. «Capisco che si voglia fare del bene – ma in questo modo ci assumiamo rischi notevoli per il nostro Paese», afferma il consigliere nazionale dell'UDC. «È naturale che tra loro ci saranno anche persone 'sbagliate'». Si riferisce a simpatizzanti o combattenti di Hamas, ma anche al rischio che l'organizzazione terroristica eserciti pressioni su chi arriva. Questo non significa che la Svizzera non debba fornire aiuti umanitari. Ma questi dovrebbero essere forniti sul posto, ad esempio tramite organizzazioni umanitarie consolidate come la Croce Rossa.
Büchel si dice piuttosto infastidito dalle reazioni dei Cantoni. Trova «del tutto comprensibile» che rifiutino «questo piano del consigliere federale Jans». «Ma allora devono anche spiegare chiaramente il perché», chiede l'esponente democentrista. Che manchino infrastrutture adeguate – come ad esempio sostengono Turgovia o Zugo – Büchel lo vede al massimo come «un goffo tentativo di trovare una scusa generalmente accettata».
Perché c'è chi parla di operazione di «marketing politico»?
A farlo è il consigliere nazionale del PLR Christian Wasserfallen. «Prima di tutto bisogna verificare se queste persone hanno diritto all'asilo», sostiene. Se così non fosse, il caso è chiaro e l'ingresso non deve essere autorizzato. Bisogna però chiedersi se l'iniziativa abbia senso «in linea di principio», aggiunge il politico bernese. «Non ho nulla contro l'aiuto umanitario sul posto – ma è davvero compito nostro far volare 20 bambini e tutto il loro entourage in Svizzera e assisterli qui?», si domanda. Per questo motivo Wasserfallen parla di «marketing politico». Senza dimenticare i rischi per la sicurezza: la Confederazione deve verificare attentamente chi entra nel quadro del ricongiungimento familiare, aggiunge.

Cosa pensa la comunità ebraica svizzera?
Jonathan Kreutner è segretario generale della Federazione Svizzera delle Comunità Israelitiche. Afferma che è innegabile che accompagnatori adulti provenienti da Gaza suscitino preoccupazioni per la sicurezza, non solo nella comunità ebraica: «Possiamo capirlo e condividiamo in parte questa preoccupazione». Decisivo è però che le autorità preposte valutino la situazione e, se necessario, prendano le dovute misure.
La consigliera nazionale del Centro Nicole Barandun capisce la posizione del Consiglio federale, intesa soprattutto come un dovere umanitario. Tuttavia è preoccupata dal ricongiungimento familiare e la prospettiva di un soggiorno prolungato fino a quattro persone per ogni bambino. «Sono contenta che non solo il Canton Zurigo, ma anche altri cantoni abbiano espresso riserve». La Confederazione deve prendere sul serio queste preoccupazioni, ma al contempo chiarisce: «Non ho nulla contro il trattamento di questi bambini gravemente feriti, ma Hamas permea l'intera società a Gaza». Barandun può quindi comprendere le forti preoccupazioni della comunità ebraica.