Chi garantirà che gli aiuti raggiungano davvero i civili?

Lorenzo Onderka: «Catena della Solidarietà e solidarietà per Gaza: come sarebbe percepito il coinvolgimento di Israele, Hamas o della Gaza Humanitarian Foundation?»
La Catena della Solidarietà ha avviato una raccolta fondi per Gaza, un’iniziativa che rispecchia lo spirito di umanità e fiducia che da decenni contraddistingue l’organizzazione svizzera, e che merita grande rispetto.
Ma come reagirebbero la comunità svizzera e quella internazionale se nella gestione degli aiuti comparissero attori discussi? Chi garantirà che gli aiuti raggiungano davvero i civili? E come reagirebbe l’opinione pubblica svizzera e internazionale se nella gestione dei fondi comparissero attori ritenuti controversi o politicamente coinvolti nel conflitto?
Negli ultimi anni, la distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza si è intrecciata con blocchi, restrizioni e tensioni politiche. In questo scenario, la domanda diventa inevitabile: quali effetti avrebbe il coinvolgimento di certi soggetti nella nuova iniziativa della Catena della Solidarietà?
Il Governo di Israele, che controlla rigidamente i confini della Striscia e che molti ritengono responsabile della distruzione di Gaza e della morte di migliaia di civili, potrebbe essere accettato come partner umanitario? O la sua partecipazione verrebbe percepita come un tentativo di condizionare l’uso dei fondi, compromettendo la credibilità dell’iniziativa?
Il movimento di Hamas, che governa Gaza ma è accusato di usare risorse umanitarie per fini militari, potrebbe garantire una distribuzione equa e trasparente? O il suo coinvolgimento rischierebbe di allontanare parte dei donatori internazionali, facendo perdere fiducia nella campagna? E infine, la Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta da Stati Uniti e Israele e già oggetto di critiche per la sua gestione centralizzata e poco trasparente: la sua presenza sarebbe un segnale di efficienza o un possibile strumento di controllo politico sugli aiuti?
Sono domande che non vogliono accusare ma stimolare una riflessione etica e civile: in un contesto segnato dal dolore e dalla distruzione, la trasparenza non è solo una questione tecnica, ma un valore morale. Perché la fiducia dei donatori — e la speranza di chi riceve — dipendono dalla certezza che la solidarietà resti libera da interessi e condizionamenti.
Lorenzo Onderka



