Dazi da capogiro: «Calma e gesso»

Occorre pazientare, ha detto l'ex ambasciatore elvetico dell'Organizzazione mondiale del commercio Didier Chambovey.
BERNA - Le imprese svizzere più solide non dovrebbero reagire troppo presto ai dazi doganali del 39% imposti da Washington: meglio pazientare e attendere l'esito dei negoziati in corso, sostiene Didier Chambovey, ex ambasciatore elvetico presso l'Organizzazione mondiale del commercio (OMC).
«Alle aziende che hanno le spalle abbastanza larghe da sostenere la situazione attuale consiglierei di non reagire in modo affrettato ai dazi», afferma il 64enne in un'intervista pubblicata oggi da L'Agefi. «Non è infatti escluso che si possa raggiungere un accordo su un'aliquota più bassa e spero vivamente che le discussioni in corso abbiano esito positivo».
Parola d'ordine: diversificare - «È inoltre necessario conoscere bene il nuovo regime doganale degli Stati Uniti, che è diventato molto complesso», prosegue il diplomatico vallesano. «Ciò vale in particolare per le norme di origine. Le ditte che non dispongono delle risorse necessarie possono rivolgersi a broker specializzati o a enti come Switzerland Global Enterprise. Inoltre le società farebbero bene a tenere conto dei fattori geopolitici e geoeconomici nella loro pianificazione e strategia. A seconda delle circostanze, potrebbe essere opportuno ricorrere a competenze specifiche».
«Infine la diversificazione rimane la migliore difesa», si dice convinto l'esperto con studi a Losanna. «Occorre moltiplicare i mercati per ridurre le dipendenze, sia a livello di sbocchi che di approvvigionamento. La pandemia, che ha mostrato i limiti dell'iperglobalizzazione, ha già spinto molte aziende ad abbandonare il just-in-time e a costituire maggiori scorte».
«Diversi colpi all'OMC» - Che cosa dire - chiede il giornalista della testata finanziaria romanda - delle condizioni in cui si trova l'Organizzazionale mondiale del commercio? «Non si può dire che stia bene», risponde l'intervistato. «Ha subito diversi colpi, iniziati prima dell'arrivo di Donald Trump. Le difficoltà sono emerse già durante il ciclo di Doha nel 2001, a causa dei problemi nel trovare un consenso all'interno dell'organizzazione».
Gli interessi dei 166 membri dell'OMC sono molto diversi. «Per raggiungere un consenso è necessaria una leadership molto forte da parte delle potenze commerciali, cosa che non c'è stata. I membri di questo gruppo, che comprende attori come gli Stati Uniti, l'Unione europea, la Cina, l'India, il Sudafrica o il Brasile, non sono mai riusciti a trovare un accordo sui temi più cruciali", conclude lo specialista.



